Galileo Galilei arbitro dei due mondi - rel: Davide Del Prato

Galileo, uomo di notevole intuito e di elevate capacità manuali, riuscì a comprendere il principio del funzionamento del cannocchiale e ne realizzò uno con le sue mani. Egli lo impiegherà per dirigerlo verso i corpi celesti e malgrado lo strumento fosse rozzo e primordiale, gli consentì di operare una lunga serie di scoperte.
Tali scoperte gli suggerirono che la natura di quanto andava osservando era molto diversa da quanto ritenevano nel passato i cosiddetti filosofi della Natura, onde era necessario procedere a una completa rivisitazione delle affermazioni contenute nei libri e a un nuovo processo di studio e di verifica del mondo sensibile, che darà vita alla Scienza moderna e al ben noto metodo scientifico.
Tra le tante scoperte astronomiche che verranno ricordate e che rivoluzioneranno l’Astronomia del Seicento, la più importante è certamente quella che consentì a Galileo di osservare i quattro principali satelliti del pianeta Giove. Egli, annotando con cura le proprie osservazioni, comprese che si trattava di corpi celesti che ruotavano con regolarità intorno al grande pianeta. La dimostrazione dell’esistenza di altri centri della circolazione di corpi celesti oltre alla Terra fu la prova determinante a far crollare l’edificio geocentrico e a proclamare il nuovo centro dell’Universo: il Sole.
Se la storia consegnerà a Galileo il compito di elevarsi ad arbitro dei due Mondi (il geocentrismo e l’eliocentrismo), toccherà ad un altro genio matematico, Giovanni Keplero, condurre la nuova teoria al grado di perfezione attuale, liberandola dagli errori di cui soffriva: il concetto delle orbite circolari, forma elettivamente divina e l’uniformità della velocità di percorrenza, altro concetto legato al credo della assoluta perfezione del Cielo. 
Se Galileo e Keplero seppero squarciare il velo che nascondeva la verità in ordine al come i pianeti si muovono, rimaneva peraltro ancora da spiegare il perché i pianeti orbitassero intorno al Sole. La conferenza si concluderà con un accenno al genio di Newton, che individuando nella forza di gravità il motore primario dei movimenti celesti, permetterà di considerare, per il momento, chiusa la questione della struttura e della dinamica dell’Universo.